“I fiumi che si rispettano si sviluppano in pianura, perché l’acqua è roba fatta per rimanere orizzontale, e soltanto quando è perfettamente orizzontale l’acqua conserva tutta la sua naturale dignità. Le cascate del Niagara sono fenomeni da baraccone, come gli uomini che camminano sulle mani.” (G. Guareschi).
How to stay, how to flow nasce da una riflessione sui luoghi d’origine dell’autore: il fiume Po si stende in una vasta pianura dove tutto diventa orizzontale, immobile, silenzioso, dove ogni variabile è quasi impercettibile. L’acqua che per Guareschi e Verdi raccoglieva le Storie di mondi piccoli e caratteri ostinati, qui ha una superficie che si muove in modo geologico e appena visibile, diventando uno spazio aperto in cui far fluttuare corpi e oggetti. Due individui sbilanciano gli equilibri di un palco, lo trasformano in una zattera in cui lo sguardo va sempre in punti opposti, verso la sorgente e verso la foce: ognuno racconta la propria origine, il percorso e il luogo a cui si è legati, fino ad un incontro in cui il contatto è l’ultimo atto possibile.