Echea si muove attorno alla dimensione percettiva e sensoriale nel dialogo fra suono e corpo, in un rapporto di complicità nella risonanza. Il corpo umano nella sua sola stasi possiede una sua vibrazione e in questa condizione agisce all’interno di uno spazio. In questo progetto la danza agisce sulla costruzione in senso sonoro della drammaturgia: il corpo con le sue fenditure, superfici e cavità è generante, crea suono e muovendosi fa in modo che lo spazio risponda sempre musicalmente.
Ho avuto il desiderio di esplorare i segni della memoria attraverso il dialogo fra suono e corpo in movimento, essendo influenzato dal loro valore evocativo ed emotivo. Ho riflettuto sul tema della scomparsa e della perdita che ognuno può aver vissuto: dall’esperienza personale e dall’ascolto di chi ha intrapreso questo viaggio nel processo creativo, utilizzo come chiave il materiale sonoro nato da parole, luoghi e paesaggi.
Echea nasce nell’adattamento continuo rispetto al contesto in cui si realizza in quel momento. Durante il periodo di lockdown i performer e Federico hanno lavorato su una serie di improvvisazioni guidate, in cui venivano registrati i suoni del luogo in cui si trovavano in quel momento.